Per mesi, forse anni, Schifani ha esultato per i “dati inoppugnabili” che dimostravano la crescita della Sicilia, con il PIL aumentato dell’1,3% nel 2024, “il doppio della media nazionale”. Hanno funzionato le nostre politiche espansive, questo il refrain ripetuto all’inverosimile.
Ora i dati del Centro Studi Tagliacarne e di Unioncamere confermano quello che abbiamo sempre sostenuto e cioè che questa crescita era esclusivamente dovuta all’edilizia, grazie all’onda lunga del bonus 110, ma anche agli investimenti del PNRR, sebbene in gravissimo ritardo. Se la nostra regione ha un PIL di circa 90 miliardi di euro, non è difficile comprendere che bastano poche centinaia di milioni di euro di investimenti per fare crescere il PIL…
Ma i dati di Unioncamere dicono anche che la Sicilia registra un drammatico calo non solo dell’agricoltura, il peggiore in Italia (5,54% sul valore aggiunto), ma anche della manifattura (-2,16%). L’economia è ferma, il tessuto produttivo è sempre più debole, le politiche industriali sono incerte e non mirate: questa è l’impietosa analisi del Centro studi Tagliacarne.
La Sicilia ha bisogno del rilancio della manifattura, di untare sull’innovazione e la produttività, di scelte strategiche mirate a sostenere le imprese sane e l’occupazione. Gli incentivi per l’edilizia vanno a concludersi, il turismo, da solo, non basta. Ma Schifani riuscirà a riprendersi dal crollo delle illusioni?
Ingegnere, professore universitario, già rettore dell'Università di Palermo, nonno. E' stato candidato alla carica di governatore della Regione siciliana nel 2017 con la coalizione di centrosinistra.


