La politica industriale siciliana è direttamente condizionata dall’effettivo ed efficace utilizzo delle Risorse di natura Comunitaria. L’Europa, infatti, per attenuare il gap esistente tra i diversi territori assegna i cosiddetti Fondi Strutturali, strumenti finanziari a “gestione concorrente”, ovvero affidati ai singoli Stati Membri per l’adozione di politiche economiche sulla base di Programmi Operativi concordati con la Commissione UE.
In definitiva, sono i soldi di tutti i contribuenti UE (compresi quelli dei contribuenti Siciliani) a determinare il destino delle economie svantaggiate del mezzogiorno d’Italia, attraverso l’assegnazione di incentivi che favoriscano lo sviluppo industriale.
Da qualche decennio a questa parte, però, con la riforma del titolo V della Costituzione, la gestione dei Fondi Comunitari è stata, in Italia, affidata direttamente alle Regioni. Avvicinare i “soldi” al territorio era concettualmente corretto, ma, alla prova dei fatti, si è trasformata in una iattura. La delega in bianco che, il governo di questo Paese ha dato alle Regioni ed in particolare alle Regioni a Statuto Speciale che possedevano già queste competenze anche prima della Riforma, ha infatti costituito un potentissimo strumento per la generazione di consenso.
L’utilizzo strumentale dei Fondi Strutturali non lo si vede nei documenti inviati a Bruxelles. I documenti con i quali, per esempio, la Regione Siciliana approva e determina i programmi quadro di politica economica, i cosiddetti Cicli di Programmazione, sono usualmente ben scritti e, generalmente, condivisibili. Anche la messa a terra, gli strumenti attuativi, i cosiddetti Bandi, ad una prima scrittura sono ben articolati e funzionali al raggiungimento degli obbiettivi.
La Strumentalità dei Fondi Comunitari a quelle politiche quelle che chiameremo elegantemente “politiche per il territorio”, viene introdotta sistematicamente in corso d’opera mediante Decreti Dirigenziali promossi per “raccogliere le istanze degli stakeholders” ma che, in realtà, hanno un duplice scopo: rendere orizzontali gli strumenti di stimolo ed aumentare esponenzialmente i potenziali beneficiari, mantenendo inalterate le risorse disponibili.
Tutto ciò, negli anni e nelle programmazioni precedenti, ha determinato due principali vittime:
- Le strutture regionali, alle prese con una valanga di istanze da smaltire;
- Le Politiche industriali sacrificate all’altare della spesa improduttiva generatrice di clientes piuttosto che di imprese.
Un chiaro esempio sono state le misure generate dalla programmazione comunitaria 14/20, avviata da un Governo e gestita da un altro Governo a matrice politica contrapposta. Alcune misure destinate alle attività produttive hanno finito per finanziare prevalentemente Case Vacanze e B&B secondo il consueto schema del progressivo allargamento delle maglie.
Non fa difetto l’attuale programmazione. La misura 1.1.1.a dell’attuale ciclo comunitario 21/27, destinata alla R&S, con una dotazione di circa 120 milioni di euro, è partita sotto i migliori auspici. Esclusione di settori non pertinenti, rigido legame con i temi della Strategia per la Specializzazione Intelligente, meccanismi valutativi basati esclusivamente sulla qualità progettuale e scientifica. In più, chiedeva a tutti i partecipanti di dimostrare alle Autorità Regionali il possesso delle capacità finanziarie minime per il completamento delle attività progettuali mediante una rigorosa “lettera di credenziali bancarie”.
E’ evidente, però, che le pressioni giunte in Assessorato abbiano fatto cambiare idea all’ufficio di Gabinetto dell’Assessore, da sempre sensibile al richiamo degli “stakeholders”.
Risultato? Un Decreto dirigenziale ha radicalmente modificato la lettera di credenziali bancarie rendendola di fatto accessibile a qualunque azienda, anche la più vicina al collasso. Cosa aspettarsi adesso? Un’ondata di progetti, spesso con la collaborazione dell’Università, che travolgerà gli uffici regionali senza alcuna garanzia che gli stessi possano realmente contribuire alla crescita territoriale.
Ingegnere, professore universitario, già rettore dell'Università di Palermo, nonno. E' stato candidato alla carica di governatore della Regione siciliana nel 2017 con la coalizione di centrosinistra.


