C’è un limite oltre il quale la pazienza di un popolo non può e non deve essere messa alla prova. In Sicilia quel limite sembra essere stato superato. Da troppo tempo assistiamo a un governo regionale che si comporta come se l’isola fosse un patrimonio privato, un feudo da amministrare secondo le regole del favore e del familismo, non secondo quelle della trasparenza e del merito.
Le nomine piovono come in un rito stanco e inevitabile: figli e parenti di, fedelissimi e protetti di questo o quel partito, catapultati ai vertici di enti strategici senza che vi sia un disegno, un progetto, una visione. È il sottogoverno dei riciclati, dei trombati dalle urne che ritrovano gloria nelle stanze della burocrazia regionale.
E mentre si distribuiscono poltrone, si tagliano fondi per servizi essenziali come l’assistenza ai bambini disabili. Un paradosso che offende la logica prima ancora che la morale: i più fragili pagano il prezzo di una classe dirigente che difende sé stessa anziché la comunità.
DICIAMO BASTA. CACCIAMO I MERCANTI DAL TEMPIO DELLA POLITICA SICILIANA. Non per rabbia cieca, ma per dignità e per giustizia. Perché la Sicilia ha bisogno di un GOVERNO che amministri nell’interesse di tutti, non di pochi privilegiati.
FACCIAMOLO CON UNA RIVOLUZIONE GENTILE, SOCIALE E CULTURALE, preparandoci al voto e proponendo un’alternativa credibile. contro un sistema che ha tradito la fiducia dei cittadini.
È tempo di restituire la politica al suo compito più nobile: servire il bene comune.