In questi giorni di fine luglio – con una temperatura esterna ulteriormente accresciuta dal calore del teatrale scontro politico che si consuma all’interno della rissosa e bulimica maggioranza di centrodestra che ci governa – esplode un nuovo caso.
L’ospedale Civico di Palermo ha perso l’opportunità di acquisire 22 milioni di euro per l’acquisto di attrezzature necessarie per il potenziamento tecnologico a valere sul fondo europeo di sviluppo regionale. Cosa è accaduto? Semplicemente l’amministrazione del Civico ha presentato l’istanza in ritardo rispetto alla scadenza dell’avviso.
Si tratta, naturalmente, di un fatto molto grave, in quanto evidente dimostrazione di inefficienza gestionale. Ma c’è un aggravante: il Direttore Generale del Civico è quel Walter Messina, che già in passato era stato commissariato ben due volte, quando svolgeva la medesima funzione presso l’Azienda Villa Sofia Cervello, per inadempimenti legati proprio al mancato utilizzo di fondi PNRR in ambito ospedaliero.
Inutile dire che, nonostante queste pecche, all’ultimo valzer dei Direttori Generali, Messina è stato addirittura promosso, dal momento che gli è stata attribuita la direzione del Civico, ossia del più grande ospedale pubblico del Mezzogiorno, dopo il Cardarelli di Napoli.
Segnalammo questa circostanza a suo tempo, dalla pagina FB di Italia Viva Sicilia, naturalmente senza alcun esito. Ora, al Civico, Messina persevera nelle sue inefficienze.
Di chi è quindi la responsabilità di quello che accade oggi? Del Direttore Generale Messina o di chi continua a scegliere i DG in funzione dell’appartenenza (nel caso in questione a Fratelli d’Italia) e non per merito o risultati?
La risposta è ovvia. I responsabili morali sono Schifani e la sua giunta. Lo sono in quanto esecutori di una logica e di una prassi che ritiene scontata la gestione ed il controllo della Sanità da parte della politica. Che applica rigorosamente il Manuale Cencelli e distribuisce le nomine apicali tra i partiti della maggioranza, posizionando ai vertici figure di assoluta fedeltà a prescindere dai loro risultati. Che predispone una bozza di rete ospedaliera ad immagine e somiglianza della mappa del potere politico e dei suoi presunti, ancorché fragili, equilibri.
Una maggioranza di centrodestra che in tre anni l’ARS non ha tirato fuori uno straccio di riforma, comprese quelle che Schifani considerava di bandiera per il suo Governo, ma che è abilissima nel controllo capillare del potere, in particolare nella Sanità, determinante per la gestione delle clientele e quindi per il mantenimento del consenso.
E, in questo contesto, le liti sui giornali tra i partiti della maggioranza, i franchi tiratori che affossano le riforme, le dichiarazioni al vetriolo dei leader, sono scaramucce teatrali. Alzano la temperatura, se mai ce ne fosse bisogno, come avvertimento ed in preparazione delle vere prossime battaglie: l’approvazione della rete ospedaliera e delle manovre finanziarie, con l’inevitabile corollario delle “mance”, qualunque sia la loro forma.
Noi continuiamo a denunciare questo sistema, clientelare, parassitario, profondamente sbagliato, che impedisce il futuro ai siciliani. Continuiamo a propugnare la necessità di una rivoluzione sociale e culturale della Sicilia, a partire dalla restituzione del valore al voto dei cittadini. Continuiamo a cercare di costruire l’alternativa, senza divisioni, e con l’obiettivo di cambiare la Sicilia.
Ingegnere, professore universitario, già rettore dell'Università di Palermo, nonno. E' stato candidato alla carica di governatore della Regione siciliana nel 2017 con la coalizione di centrosinistra.
Una rivoluzione culturale: la competenza e il rispetto assoluto dei valori di disciplina e onore che la nostra Costituzione prescrive per il corretto svolgimento di funzioni pubbliche. Tutta un’altra musica quella di questo nostro governo e della presidente del consiglio che a Roma minaccia sanzioni per i ministri che non rispetteranno la risicata tabella di marcia della spesa dei fondi PNNR, ma non è in grado né di far dimettere la Santanché , né di mettere in mora la potente corrente turistica di FdI. Un forziere di risorse economiche e di consenso clientelare, che sta forse dietro il boom di quel partito.
Un “sistema clientelare, parassitario, profondamente sbagliato” e che persegue azioni inammissibili.
Le condotte prive di trasparenza e di valori deontologici costituiscono la condizione di merito prioritaria di questo “oscuro” sistema.
Nessun futuro per la Sicilia e i siciliani se la maggioranza di questi ultimi non assume la consapevolezza di essere stata, ad oggi, la causa generatrice del male cui questa terra e tutti noi siamo vittime.