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SCHIFANI HA FALLITO. COSTRUIAMO L’ALTERNATIVA. SENZA DIVISIONI.

Dice bene Dafne Musolino. In Sicilia è necessaria una profonda rivoluzione sociale e culturale, un cambio di mentalità, che abbandoni il pagnottismo, l’amichettismo, la gestione clientelare dei soldi pubblici e premi competenza e merito nell’esercizio del potere.

Renato Schifani ha fallito. In tutti i campi. Alternando un approccio muscolare e prepotente con i più deboli, ai limiti del mobbing quando doveva scaricare su altri responsabilità soprattutto sue, e debole con i più forti: qualunque attivismo si ferma se l’interlocutore è qualcuno di Fratelli d’Italia, ancora di più se vicino al cerchio magico di La Russa o della Meloni.   

Ha fallito nella sanità: più volte abbiamo chiesto il commissariamento, prima e dopo il cambio dell’assessore. Inutile riprendere i fatti di Trapani: domandiamoci invece dove è finita la minaccia di far saltare i DG che dopo un anno non avessero risolto il problema delle liste d’attesa. Ancora aspettiamo, la scadenza era metà giugno e le liste si allungano sempre di più.

Ha fallito nella gestione dei rifiuti e dell’emergenza idrica. Anche qui ha dovuto cambiare l’assessore, anche se la gestione è rimasta in continuità di area politica, con l’assoluta ed antiscientifica fede nei termovalorizzatori e l’altrettanto assoluta mancanza di programmazione e totale improvvisazione sul fronte siccità, confidando nell’aiuto del buon Dio della pioggia.

Ha fallito su Turismo e Beni Culturali, feudi di esclusivo appannaggio dei Fratelli. Ha dovuto subire la permanenza di Scarpinato ai Beni Culturali, nonostante l’evidenza di uno scandalo gigantesco come Cannes, l’inizio della vicenda che continua ancora oggi con le indagini sull’assessore Amata al Turismo, anche lei Sorella d’Italia.

Ha fallito su trasporti ed infrastrutture, con lo stralcio dei fondi PNRR per la realizzazione della linea ferroviaria Palermo-Catania, il disastro della A/19, la Palermo-Agrigento e la Siracusa-Gela perennemente incomplete. Per non parlare dell’improvvisazione con cui viene affrontato il tema della continuità territoriale ed il caro voli.

Un fallimento su ogni fronte, tanto da rendere quasi patetici gli sbandierati successi sulla crescita del PIL siciliano, evidentemente associati agli investimenti del PNRR ed alla tenuta del turismo, mentre l’industria sbanda sempre di più in attesa dei dazi del bullo d’oltre Oceano. Un popolo di camerieri, questo è il modello al quale aspira Schifani.

La questione non è se avanzare una mozione di sfiducia a Schifani o meno. La mozione di sfiducia si fa se c’è una ragionevole possibilità di successo, altrimenti si traduce in un boomerang, con il centrodestra a riaffermare la sua compattezza, ma dopo aver scambiato il voto positivo con nuove mance per le “esigenze territoriali” in occasione della prossima manovra economica. Diventa un assist per la bulimica e rissosa maggioranza.

E a cosa serve chiamare Schifani a rispondere all’ARS? Un dialogo tra sordi, con il Governo a sbandierare fantastici successi, sempre declinati al futuro.

No, quello che serve è una rivoluzione culturale e sociale, promossa da tutta l’opposizione.

Superiamo le inutili divisioni, con ognuno che organizza la sua manifestazione contro il Governo. Cominciamo a costruire l’alternativa, a livello regionale come a livello nazionale. Parliamo di cose concrete, sanità, economia, industria, acqua e rifiuti, energia, trasporti, infrastrutture, turismo e beni culturali, regole di governance basate sul merito e che ripudino l’amichettismo, l’appartenenza e le logiche clientelari.

Fondiamo dei tavoli, costruiamo un programma. E vinciamo le prossime elezioni!  

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Ingegnere, professore universitario, già rettore dell'Università di Palermo, nonno. E' stato candidato alla carica di governatore della Regione siciliana nel 2017 con la coalizione di centrosinistra.

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