“Abbiamo fortemente voluto essere parte dell’accordo tra l’impresa e il ministero perché intendiamo svolgere un ruolo attivo in questo importante progetto che prevede l’impiego di 4,25 miliardi di euro nel territorio siciliano e la nascita di circa tremila posti di lavoro, di cui 1240 identificati come qualificati e competenti. Si tratta, inoltre, di un impegno strategico, come pure riconosciuto dall’Unione europea, per l’importanza che i microchip hanno nell’economia mondiale”.
Lo diceva trionfalmente lo scorso 13 maggio il presidente Schifani a margine della firma del contratto di sviluppo siglato presso il Ministero delle Imprese per un maxi-investimento industriale nello stabilimento etneo di STMicroelectronics, cofinanziato dalla Regione Siciliana con 300 milioni di euro provenienti dal PR FESR 2021-2027.
Nel comunicato, si parlava, appunto di 2.966 nuove assunzioni solo in Sicilia, di cui 1.244 per figure altamente qualificate.
Ma, evidentemente, la Regione ha investito 300 milioni senza alcuna garanzia, senza pretendere un piano industriale dettagliato che vincolasse l’impiego di risorse pubbliche alla tutela dei posti di lavoro.
Un paio di giorni fa, infatti, la StMicroelectronics, in occasione di un incontro al Ministero con i ministri Urso e Giorgetti, ha annunciato un piano di riorganizzazione che prevede esuberi in tutti gli stabilimenti. Di essi 206 riguardano lo stabilimento di Catania.
Per quanto riguarda Catania, l’azienda ha confermato i progetti di ricerca in corso, ma ha evidenziato che la nuova attività produttiva sarà caratterizzata da un più spinto livello di automazione che determina gli esuberi di personale.
Imbarazzante. Imbarazzante che tre mesi fa la Regione Siciliana investa 300 milioni al buio, senza pensare all’aspetto occupazionale.
Ancora più imbarazzante che all’incontro di lunedì scorso abbia partecipato la Regione Lombardia, anch’essa coinvolta nella riorganizzazione con esuberi a carico dello stabilimento di Agrate, in Brianza, ma non la Regione Sicilia.
Evidentemente la Regione Lombardia crede nel manifatturiero avanzato quale chiave di sviluppo dell’economia regionale e vuole salvaguardare le sue imprese ed i suoi lavoratori.
La Regione Sicilia no. Schifani ed i suoi preferiscono continuare a cullarsi sulla micro-crescita del PIL siciliano grazie agli investimenti europei del PNRR ed al buon andamento del turismo: un popolo di camerieri, questo è il loro modello.
Ingegnere, professore universitario, già rettore dell'Università di Palermo, nonno. E' stato candidato alla carica di governatore della Regione siciliana nel 2017 con la coalizione di centrosinistra.