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LA SICCITÀ E SCHIFANI: SCENE DA ISTITUTO LUCE, ANNI ’30…

Il livello è quello dell’Istituto Luce: a Porto Empedocle, il presidente Schifani avanza seguito dalla corte plaudente e sorridente apre un rubinetto del dissalatore (mobile), dal quale sgorga acqua fresca e purissima.

Sembra la campagna del grano o l’invasione dell’Etiopia.

Noi ci permettiamo di ricordare che siamo a fine luglio e a Porto Empedocle e Gela sta ancora iniziando la fase di avvio e taratura dei moduli di dissalazione che dura circa un mese. A Trapani si prevedono tempi più lunghi. Ragionevolmente i dissalatori mobili cominceranno a funzionare solo a fine estate, inizio autunno, nonostante la promessa di Schifani di averli pronti a giugno. L’ennesima bugia.

E comunque la portata dei dissalatori mobili è di soli 96 litri/secondo ciascuno e quindi, tutti e tre insieme, daranno la metà dell’acqua prodotta da quello fisso preesistente a Gela e lasciato colpevolmente arrugginire.

A questo si aggiunge che il costo dell’acqua prodotta è insostenibile per l’uso irriguo e quindi non risolve completamente il problema della siccità delle campagne.

Come al solito Schifani fa il trombone e mistifica.

La realtà rimane quella delle dighe non collaudate e quindi che non possono essere riempite, della rete che perde il 50% dell’acqua che conduce, della mancanza di manutenzione e di strategia. Resta l’improvvisazione e la propaganda, resta l’Istituto Luce.

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Ingegnere, professore universitario, già rettore dell'Università di Palermo, nonno. E' stato candidato alla carica di governatore della Regione siciliana nel 2017 con la coalizione di centrosinistra.

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