Qualche giorno fa, via De Gobbis, la strada larga ed alberata che collega lo ZEN 1 allo ZEN 2. La Polizia ha ritrovato la nostra 500, vecchia poco meno di vent’anni, e ce la riconsegna.
Intorno sporcizia, abbandono, degrado. Anche una scarpa, arrivata lì chissà come. Pochissime persone in giro, ogni tanto passa un motorino che guarda la pattuglia e noi e va via. Forse perlustrava solo la situazione.
Scene ordinarie, quotidiane, in un quartiere “a rischio”. Come tanti altri, a Palermo, come tanti altri a Catania. Dei quali parliamo in prossimità delle elezioni, dei quali ci dimentichiamo il giorno dopo.
E invece dice bene Emiliano Abramo, presidente di Sant’Egidio a Catania: Catania è una piccola periferia del suo quartiere Librino, Palermo è una piccola periferia dei suoi quartieri “a rischio”.
Quando accade un episodio grave, come è successo a Catania qualche giorno fa, l’unica risposta della politica che ci governa è pensare all’esercito in strada, alla militarizzazione. Non serve. Non serve a risolvere il degrado, la dispersione scolastica, la mancanza di lavoro, la povertà.
Palermo, Catania, hanno bisogno di riqualificazione, di un programma di intervento ampio e pluriennale, che guardi agli asili, alle scuole, ai luoghi di aggregazione, agli spazi comuni che possano creare socialità. La piazza, come nei paesi di una volta, non il casermone simbolo di isolamento ed innesco di tensioni.
Palermo, Catania, hanno bisogno di interventi seri e non spot, utili sono per tagliare un nastro e fare una passerella. Hanno bisogno di un patto sociale che coinvolga tutti, dalle Istituzioni, ai volontari, alle associazioni (religiose e non religiose). E deve sentirsi forte la presenza dello Stato, con gli strumenti di presidio ordinari, non necessariamente con la militarizzazione.
Naturalmente, alla base di tutto, ci vogliono le risorse. E allora fa semplicemente ridere, se non piangere, un governo regionale che destina tre milioni per la povertà e ne conserva decine e decine per le esigenze territoriali dei deputati.
Librino, lo ZEN sono le esigenze territoriali!
Ingegnere, professore universitario, già rettore dell'Università di Palermo, nonno. E' stato candidato alla carica di governatore della Regione siciliana nel 2017 con la coalizione di centrosinistra.
È tristemente vera la tua analisi e riflessione ma non è solo nostro Sindaco il responsabile del degrado nei quartieri a rischio. La responsabilita va attribuita al fatto che Lagalla non abbia nessuna autonomia nello individuare la propria squadra di governo. Vive o meglio vivacchia al laccio dei partiti di maggioranza che impongono Assessori privi non solo di scienza ma di qualità individuali. La città è al massimo del degrado e la illegalità non solo è diffusa ma anche accettata senza rossore in viso. Per comprendere ciò che affermo basta andare al Capo e a Ballaro’, i nostri Suk arabi, per comprendere che chiunque decida di aprire una bettola o un angolo per cucinare senza alcuna norma igienica occupando suolo pubblico lo fa senza timore di controlle o verifiche. Praticamente assente ogni forma di controllo e di verifica. Ovviamente di registratori di cassa e/ o di ricevute neanche a parlarne. Capisco che debbano intervenire altri.organi ma questo Sindaco è inerte ed immobile ed accetta supinamente la illegalità diffusa nel proprio territorio.