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UNIVERSITA’: SE GLI USA CHIUDONO, LA CINA APRE LA MURAGLIA…

Da almeno trent’anni, tutti gli studenti dei nostri corsi di dottorato di ricerca in Ingegneria Industriale hanno trascorso un periodo, tra sei mesi ed un anno, all’estero, la grande maggioranza negli Stati Uniti. Lo stesso per gran parte degli altri corsi di dottorato dell’Università di Palermo e, ne sono convinto, del resto d’Italia.

La spiegazione di tutto questo è semplice: trascorrere un periodo della formazione alla ricerca all’estero è una opportunità straordinaria, permette di frequentare altri laboratori, di conoscere e di imparare nuove metodologie, di ricevere preziosi insegnamenti, di confrontarsi con culture diverse, di creare reti di contatti e di rapporti fondamentali per il futuro. 

Come l’Erasmus, più dell’Erasmus.

Tutti i ragazzi che ho conosciuto sono tornati arricchiti da quest’esperienza. Gli USA, in questo contesto, sono sempre stati la meta privilegiata, soprattutto per il livello delle loro Università. E i nostri ragazzi hanno contribuito bene alle loro ricerche, più di una volta hanno ricevuto offerte concrete per rimanere lì.

Osservare oggi la politica di Trump sulle Università americane fa rabbrividire. 

Dopo il taglio ai finanziamenti alla ricerca, siamo passati ai muri nei confronti degli studenti e dei ricercatori stranieri.

Fare questo significa distruggere Harvard e le altre Università liberal (e quindi nemiche per Trump) per il crollo delle entrate correlate alle tasse di iscrizione. Ma significa soprattutto massacrare quel sistema di diffusione della conoscenza, di scambio, di interazione, che è stato ed è alla base della crescita globale negli ultimi decenni.

E, ancora, isolare gli Stati Uniti è un clamoroso autogol. La ricerca, il desiderio di conoscenza sono come il mare: non si possono confinare.

Gli scambi, le interazioni si rivolgeranno altrove. E la Cina è pronta. La crescita cinese sulle pubblicazioni, sui brevetti è impetuosa praticamente in tutti i campi. 

Se ieri appariva inimmaginabile far trascorrere un periodo di studio e di ricerca ad un dottorando in Cina, oggi è sempre di più una opportunità appetibile. Il mondo sta cambiando e un’America “ostile” fa male soprattutto agli USA. Quando finirà la sbornia sovranista che ha colpito gli statunitensi?

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Ingegnere, professore universitario, già rettore dell'Università di Palermo, nonno. E' stato candidato alla carica di governatore della Regione siciliana nel 2017 con la coalizione di centrosinistra.

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