Oggi il ministro Giuli sarà a Palermo, per partecipare al panel “Mediterraneo, valorizzazione del patrimonio artistico e culturale” organizzato dalla Fondazione Med-Or. Era stato qui anche a Giugno, per presentare il suo libro “Antico presente. Viaggio nel sacro vivente”. Un autentico bestseller.
Peccato che in entrambe le occasioni non abbia trovato un attimo per recarsi ad Agrigento, che, per inciso, quest’anno è Capitale Italiana della Cultura.
Era andato lì a Gennaio, alla cerimonia di inaugurazione con il Presidente Mattarella, al Teatro Pirandello dove pioveva all’interno fino al giorno prima e dove le strade del percorso presidenziale furono riasfaltate la notte precedente coprendo tombini e qualunque altra cosa. Aveva detto “sarà un anno meraviglioso”, “Agrigento può diventare cardine della rinascita della Sicilia”.
Perchè non è più tornato ad Agrigento? Credo che fosse suo dovere, da Ministro della Cultura, valutare l’andamento dell’anno della Capitale Italiana.
Forse non ha voluto verificare come sono stati spesi 11 milioni di euro di fondi pubblici? Forse ha preferito sorvolare sul programma delle manifestazioni, completamente stravolto rispetto al progetto originario, e farcito di eventi dal dubbio valore culturale come ben ha documentato Caterina Greco? Forse ha preferito non entrare nel merito dei costi smisurati dei concerti de Il Volo e del Maestro Muti? Forse non ha voluto interferire con i rilievi della Corte dei Conti che ha aperto un fascicolo sull’argomento.
Peccato, signor Ministro. Perché presentare un libro, partecipare ad un panel, sono pure attività importanti. Ma vigilare su come vengono spesi i soldi pubblici lo è di più. Soprattutto in un Paese ed in una Regione in cui la Cultura dovrebbe costituire un asset fondamentale.
Ingegnere, professore universitario, già rettore dell'Università di Palermo, nonno. E' stato candidato alla carica di governatore della Regione siciliana nel 2017 con la coalizione di centrosinistra.