Fine luglio, non più di 40 giorni fa. “Io a questi non li reggo più” sbotta Schifani a proposito di Lombardo, prontamente captato dai microfoni presenti.
Ieri, incontro ufficiale tra i due, grandi sorrisi, strette di mano. Termini dell’accordo: la base dell’MPA prenderà le tessere di Forza Italia in vista del prossimo congresso regionale, in cambio Schifani dà il via libera alla nomina di Luigi Genovese a Presidente dell’AST in quota Lombardo.
Tutti contenti, Schifani rafforza la posizione del suo segretario regionale Caruso per la rielezione, Lombardo piazza la bandierina sull’AST e rafforza il legame con il clan dei Genovese, foriero di grandi consensi.
E alla Sicilia tutto questo cosa porta? Ai siciliani che non arrivano alla fine del mese, senza sanità, con le scuole sgarrupate, con strade e trasporti da terzo mondo? Una beata m… risponderebbe Cetto La Qualunque!
Tutto fatto solo in nome dell’unica religione della maggioranza che finge di governarci: il mantenimento del potere!
All’AST va il giovane Luigi Genovese, classe ‘96, ma già politico di lungo corso, eletto deputato regionale nel 2017 (a ventuno anni) con una valanga di preferenze. Soprattutto un esperto di tecnica ed economia dei trasporti su gomma, con all’attivo decine di monografie sull’argomento.
Ma, d’altra parte, se anche Giorgio Mulè, che contende a Schifani la candidatura per il centrodestra per la prossima presidenza della Regione, va ad omaggiare Annalisa Tardino, incompetente commissaria all’Autorità portuale e conferma, testualmente, che le figure apicali devono essere politiche e non tecniche, cosa possiamo aspettarci per il futuro? Dieci, cento, mille Tardino e Genovese!
E la Sicilia resta irredimibile.
Ingegnere, professore universitario, già rettore dell'Università di Palermo, nonno. E' stato candidato alla carica di governatore della Regione siciliana nel 2017 con la coalizione di centrosinistra.
Caro Fabrizio, poco da aggiungere alla tua analisi e alle considerazioni espresse. Siamo davvero di fronte ad una “sicilia” (con la s minuscola) assolutamente e volutamente irredimibile. A tal riguardo, mi vengono in mente le parole di Tomasi di Lampedusa scritte a Londra, nel luglio 1927: “Da qui pensando a Palermo si vede un grosso borgo, basso e rovente, chiuso in una ferrigna chiostra di dirupi; il tutto avvolto in una grande nuvola rossastra di polvere”. La Palermo descritta da Lampedusa è, in realtà, assumibile come la figura metonimica, la sineddoche dell’intera Sicilia. La parte rappresentativa del tutto che, in estrema sintesi, riesce a descrivere l’anima profonda e vera del presente della nostra Isola: una “palude luciferina” (sempre citando Tomasi) espressione eloquente di chi la governa per i propri esclusivi personali interessi.
E se da un lato queste ermetiche e sibilline parole del principe di Lampedusa ci svelano l’attuale vera identità di Palermo e della Sicilia, dall’altra hanno assunto, nel tempo, il significato di una terribile e terrificante premonizione che sembra, giorno dopo giorno, attuarsi in una Sicilia sempre di più “irredimibile”, dal tragico e fatale destino che appare già segnato. Ma la colpa maggiore è dei tanti siciliani che continuano a votare questi incompetenti, ignari o meno del suicidio cui l’Isola va incontro.
In ogni caso, confidiamo in un repentino, radicale cambiamento.