“Un’impresa ardita e geniale, per il cui successo sono state impiegate con straordinario risultato le grandi risorse della scienza, della tecnica, del lavoro, della genialità creatrice del popolo italiano“.
Così Aldo Moro, il 4 giugno 1964, giorno dell’inaugurazione, definì l’Autostrada del Sole. Opera mastodontica, che dava una spinta decisiva alla modernizzazione e all’unità del Paese, un’infrastruttura indispensabile al suo sviluppo industriale.
In otto anni, la prima pietra era stata posta nel maggio del 1956, si era realizzato un miracolo al quale pochi credevano.
Eppure, anche allora, come oggi accade per molte grandi opere che stentano a partire, remarono contro in tanti. Scesero infatti in campo gli ambientalisti, denunciando guasti irreparabili al territorio, si disse che c’erano altre priorità che chiedevano risposte immediate, si definì l’opera uno spreco che avrebbe compromesso l’equilibrio finanziario del Paese, e la sinistra la demonizzò “a prescindere” come demonizzava ogni intervento proveniente dal governo in carica.
Si arrivò al punto, e fu un titolo dell’Unità organo del PCI, a definire addirittura l’opera “INUTILE”. Per fortuna, allora, chi remava contro non fu ascoltato e Moro poteva, con orgoglio, affermare che ”nessuna opera pubblica ha unito l’Italia più dell’Autostrada del Sole, una striscia d’asfalto lunga quasi 760 chilometri che attraversa sei regioni, collegando il Nord e il Sud del Paese”. Un’opera avveniristica che pose l’Italia all’attenzione del mondo e fu determinante per il boom economico.
Lungi da me paragonare la costruzione dell’Autostrada del Sole con il Ponte sullo Stretto di Messina. Sia sul piano delle difficoltà tecniche (sempre considerando i tempi nettamente diversi), che su quello dell’obiettivo, nettamente più limitato per il ponte nel contesto nazionale, anche se di prima grandezza visto da abitante di quest’Isola.
Ma il tema che intendevo sottolineare è l’esistenza in questo Paese esiste di una cultura del NO a prescindere, che pesa enormemente sullo sviluppo. Insieme con la logica di divisione costante, per cui il Ponte è di Destra e quindi va comunque combattuto dalla Sinistra, dimenticando che i primi a parlare in tempi recenti di Ponte furono Delors e Prodi, come Fabrizio Micari ha ricordato qualche tempo fa.
Una cultura che, tra l’altro, sta bloccando il programma nucleare ci ha totalmente resi, sul piano energetico, dipendenti dall’estero. Riusciremo mai ad assumere un atteggiamento maggiormente laico?

Pasquale Hamel
Pasquale Hamel, nato nel 1949, residente a Palermo. Laureato in Giurisprudenza e filosofia, docente universitario, è stato funzionario parlamentare, giornalista e, attualmente, direttore del Museo del Risorgimento di Palermo.