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DIFENDIAMO IL JOBS ACT. NON SI GOVERNA IL PRESENTE CON GLI STRUMENTI DEL PASSATO

L’articolo 18 era come il juke-box anni ’70: affascinante, nostalgico, ma ormai fuori servizio. Il Jobs Act? Una app di Spotify: imperfetta, certo, ma fatta per un mondo che gira veloce, dove ogni lunedì può riscrivere le regole del gioco.

Per anni ci siamo raccontati che il lavoro era per sempre, come l’amore nei film di Natale. Ma fuori, intanto, l’economia cambiava pelle ogni sei mesi. Tra globalizzazione, automazione, pandemia e una flessibilità diventata mantra, il “posto fisso” è rimasto più nella retorica che nei contratti.

E allora il Jobs Act ha fatto quello che fanno le riforme vere: ha tagliato col passato, ha rotto il tabù. Con le tutele crescenti, si è passati dalla rigidità alla gradualità. Non più il reintegro come panacea, ma un sistema che cerca di bilanciare esigenze dell’impresa e dignità del lavoratore.

Certo, non è la bacchetta magica. Ha storture, zone grigie, e come ogni cosa italiana una burocrazia che a volte sembra scritta da Kafka sotto psicofarmaci. Ma intanto ha portato incentivi all’assunzione, ha smosso il mercato e ha tolto la polvere da sotto il tappeto.

L’articolo 18? Era diventato come una reliquia esposta in salotto: tutti a venerarlo, nessuno a usarlo davvero. Teneva in ostaggio l’ideologia, senza più offrire protezione vera. Il Jobs Act almeno ha provato a giocare con le regole del mondo nuovo, anche se con qualche bug, sì, ma con lo sguardo puntato avanti.

E in un Paese dove il cambiamento è sempre guardato con sospetto, il Jobs Act è stato uno dei pochi a dire una verità fastidiosa: non si può governare il presente con gli strumenti del passato.

Perché alla fine, il lavoro non è più una sedia da difendere. È una strada da percorrere. E serve un paio di scarpe nuove, non un lucchetto arrugginito.

L’8 e il 9 giugno, vota per non abrogarlo.

Difendere il Jobs Act non significa scegliere il futuro perfetto, ma evitare di tornare a un passato che non funziona più.Meglio un ponte imperfetto che un muro ideologico.

Gero Prestigiacomo
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Conseguita la maturità classica, ha intrapreso gli studi in Fisica. E' un piccolo imprenditore che opera nel settore del commercio.

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