Se nello scorso autunno avevamo tenuto una conferenza stampa al Pio La Torre con Davide Faraone, Fabrizio Micari e Marianna Buscema, l’avevamo fatto non perché volevamo essere profeti in negativo, quanto perché ci eravamo resi conto che l’aeroporto stava vivendo un momento di difficoltà.
La preoccupazione reale era che questo momento di difficoltà potesse diventare irreversibile. Il nostro allarme è stato lanciato non in maniera populistica quanto per evidenziare che il rischio era quello di non trovare una via d’uscita. In quella occasione, come si ricorderà, invitammo a creare un tavolo tecnico dove ci si confrontasse, e non scontrasse, con la Sac.
A proposito della Sac, vorrei ribadire che non bisognerebbe vedere la società etnea come un nemico, è la cosa più sbagliata che il territorio possa fare. Piuttosto, bisognerebbe partire proprio dall’inizio, anche perché questo aeroporto la Sac l’ha pagato, per cui tutte quelle iniziative che tendono a demonizzare la società etnea mi sembra che non centrino il bersaglio. La Sac non può essere valida di giorno, come quando pagò per vincere il bando, e non valida la notte, perché non ci va a genio.
Occorre, piuttosto, un’azione concreta, fare in modo che le istituzioni locali formino un fronte comune per interloquire con la Sac in maniera autorevole. Non so quali siano gli intendimenti del Libero consorzio da questo punto di vista, ma di certo io mi rivolgo all’ambito comunale, prendendo atto di come l’unica iniziativa che finora abbia letto e che risulti attuata dal sindaco di Ragusa è quella di parlare di questa problematica con l’osservatorio turistico.
Io non credo che qui bisognerebbe solo parlarne, ma servirebbe, anche per il ruolo che il primo cittadino al momento sta ricoprendo visto che è anche vicepresidente del Libero consorzio, un’iniziativa che consenta di porsi rispetto alla Sac senza polemica bensì, piuttosto, facendosi portavoce della difesa del territorio.
Anche perché, questa vicenda non sta facendo fare bella figura ad alcuno. Come territorio, non stiamo rappresentando un modello di sviluppo. Bisognerebbe, piuttosto, comprendere qual è la prospettiva. Con lo scontro non si risolvono i problemi, né accusando sempre qualcun altro o facendo le vittime. Probabilmente anche facendo i conti con scelte che una certa classe politica ha fatto in passato e rispetto a cui è necessario rimediare.
Ci si attende una rimodulazione del piano industriale che riesca a puntare in alto, così come, tra l’altro, era stato evidenziato dall’on. Nello Dipasquale in un recente convegno sulle infrastrutture. Ribadiamo necessario cominciare a parlare di proposte concrete e a me pare che, in questo momento, non ve ne siano. Si parla di cargo, si parla di attività collaterali al trasporto di passeggeri, ma sono discussioni che sentiamo fare da circa un decennio.
Ecco perché ritengo che il sindaco di Ragusa, assieme agli altri colleghi, dovrebbe pretendere di potere contare su un piano di lungo corso che assicuri la definizione di prospettive di rilancio per lo scalo comisano o, meglio, per l’aeroporto degli Iblei. Oggi, più che mai, viene chiesto ai primi cittadini di fare sistema. Forse anche questo è mancato in passato: diciamocelo chiaramente e onestamente.

Filippo Angelica
Coordinatore cittadino di Italia Viva Ragusa. Laureato in Giurisprudenza, opera nel campo dell'editoria e del turismo.