Immaginate un tavolo da poker. I giocatori hanno studiato per mesi le regole. Le carte sono distribuite. All’improvviso, il croupier annuncia: “Oggi i tris valgono meno delle doppie coppie“. Questo è l’equivalente accademico del Decreto Ministeriale n. 557 del 4 agosto 2025, dove il Miur ha modificato – con il pragmatismo di un baro – le regole del test di medicina a pochi mesi dalla prova.
Il trucco è semplice: nel decreto originale (n.418/2025), ogni errore costava -0,25 punti. Con il nuovo decreto, la penalità si alleggerisce a -0,10 punti. Un regalo del 60% di indulgenza sugli sbagli! La motivazione? “Ravvisata la necessità“, si legge con glaciale understatement. Tradotto: troppi aspiranti Galeno rischiavano di affogare nel mare dei quiz.
Ironia della sorte: lo stesso ministero che nel DM 454/2025 esigeva punteggi minimi di 18/30 per ogni esame del “semestre filtro”, ora regala ossigeno a chi sbaglia.
Se il vecchio sistema premiava la precisione chirurgica, il nuovo sembra ispirato alla legge dei grandi numeri: più errori “permessi”, più candidati superano la soglia per puro effetto statistico. È la quadratura del cerchio all’italiana: non si alza il livello degli studenti, si abbassa l’asticella della selezione.
Gli effetti? Facile profezia:
1. Falsi positivi: passeranno studenti con lacune in Chimica o Biologia, ma bravissimi a tirare a indovinare.
2. Effetto Lucignolo: come nel Paese dei Balocchi, l’ingresso diventa una lotteria. Servono medici competenti? Pazienza: meglio lauree facili e ospedali pieni (di dubbi).
Chiusura obbligata col parallelismo suggerito: gli studenti ammessi grazie alla nuova formula saranno i Pinocchio del sistema sanitario. Con in tasca non una laurea, ma un certificato di “fortuna statistica”. E come quando Lucignolo trasformò il Paese dei Balocchi in un mondo di asini, rischiamo di ritrovarci medici che confondono un mitocondrio con un gratta e vinci.
Morale della favola burocratica: quando la politica gioca con i numeri invece che con i progetti, il futuro della sanità diventa una fiaba. Con l’amaro sospetto che, stavolta, a pagare il lieto fine saremo tutti noi.
Già professore ordinario di Gastroenterologia dell’Università di Palermo e Direttore dell’UOC di Gastroenterologia del’AOUP “P. Giaccone”