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SCHILLACI HA AGITO BENE. E GIORGIA MELONI LO BACCHETTA…

Quando il ministro Schillaci ha cancellato la commissione NITAG su vaccini, ha compiuto un atto di coerenza scientifica. La presenza di Eugenio Serravalle e Paolo Bellavite – esponenti no-vax con curricula marginali in vaccinologia – trasformava un organo tecnico in una grottesca negoziazione politica. Eppure, come insegnano i filosofi della scienza: la verità non si decide a maggioranza.

Serravalle, pediatra autore di libri antiscientifici (“Vaccinare contro il papillomavirus?”, 2017), non ha pubblicazioni su riviste internazionali di rilievo. Bellavite, farmacologo con studi minori sull’omeopatia, è estraneo alla ricerca vaccinale. La FNOMCEO ha usato un eufemismo: “Competenze non allineate con l’immunizzazione di massa“. Per un epidemiologo, è come chiedere a un astrologo di validare un satellite.

L’articolo 13 del Codice Deontologico Medico impone: “Il medico fonda l’operato su prove scientifiche verificate“. La Legge Gelli-Bianco (24/2017) rende penalmente rilevante la violazione delle linee guida evidence-based. Esempio: se un medico nega un vaccino basandosi su teorie non verificate, viola la Legge Gelli e il codice deontologico.

Inserire dei no-vax in commissioni tecniche è:

Tradimento della deontologia: equipara opinioni infondate a conoscenza verificata

Rischio legale: decisioni non basate su evidenze espongono a responsabilità civile/penale

Violazione dell’art. 2087 del Codice Civile: dovere di aggiornamento scientifico

SCHILLACI HA AGITO BENE:

  1. Ha difeso il metodo scientifico: le commissioni sanitarie non sono parlamenti
  2. Ha rispettato la deontologia: i tecnici devono essere selezionati per competenza, non per ideologia, e tantomeno inseriti surrettiziamente da funzionari di partito mentre il mondo è in ferie.
  3. Ha evitato rischi legali: decisioni influenzate da pseudoscienza avrebbero esposto lo Stato a cause miliardarie

Quando Giorgia Meloni ha protestato (“La sospensione della commissione andava concordata!“), dimenticava che la scienza non e’ un emendamento. Come scriveva Popper: “La conoscenza avanza riconoscendo gli errori, non negoziandoli”.

Cancellare quella commissione non e’ censura. E’ rispetto per i malati e per la Costituzione (art. 32: la salute come diritto fondamentale). I filosofi ci insegnano che la verita’ scientifica si conquista con fatica, non si baratta. I medici ricordano che seguire l’evidenza e’ un dovere deontologico e legale.

Schillaci, da medico, lo sa. E i siciliani gli dicono: grazie per avere corretto un errore macroscopico. Non è poco, in un Paese popolato da omeopati, naturopati e terrapiattisti…..

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Già professore ordinario di Gastroenterologia dell’Università di Palermo e Direttore dell’UOC di Gastroenterologia del’AOUP “P. Giaccone”

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