Sulle ZES, il populismo di questo governo emerge in tutto il suo splendore.
Le Zone Economiche Speciali, come dice l’acronimo stesso, sono zone – ovvero porzioni delimitate di territorio – economiche – quindi pensate per attrarre investimenti – e speciali – perché dotate di condizioni favorevoli non replicabili ovunque.
La “specialità” dovrebbe consistere in misure concrete:
• maggiore controllo del territorio per contrastare la criminalità organizzata,
• infrastrutture adeguate e preferibilmente vicine a porti o snodi logistici,
• costo del lavoro competitivo,
• agevolazioni fiscali per le imprese che decidono di insediarvisi, per un periodo determinato.
Quando però estendi le ZES a tutto il Mezzogiorno, come ha fatto il governo Meloni, senza tra l’altro alcun investimento reale, non stai potenziando lo strumento: lo stai svuotando.
Perché se tutto è speciale, niente lo è davvero. “Tutto ZES, niente ZES”.
E non finisce qui: ad ogni tornata elettorale i confini delle ZES avanzano come le truppe di un esercito in cerca di voti. Ieri le Marche e l’Umbria, domani chissà.
Il messaggio è chiaro: delle imprese non importa niente, conta solo dare un contentino elettorale al territorio di turno.
Il governo Meloni ha costruito la narrazione di un grande investimento per il Sud, ma nei fatti ha neutralizzato uno degli strumenti più utili per attrarre imprese.
Perché una ZES funziona solo se è davvero “speciale”, cioè limitata e ben strutturata.
È la solita farsa, confezionata bene per i telegiornali ma inutile nella realtà. Dilettanti allo sbaraglio, esperti solo di propaganda. Complimenti davvero, siete riusciti a svuotare una buona idea pur di riempire qualche slogan.
Presidente Fondazione Italiana Autismo (FIA). Presidente del gruppo Italia Viva - Il Centro - Renew Europe alla Camera dei Deputati.