Il prossimo 25 giugno, presso la sede della Banca d’Italia, sarà presentato il rapporto annuale “L’economia della Sicilia 2024”. In quell’occasione avremo certamente un quadro completo dell’economia siciliana, con dati chiari sui quali ragionare.
Certamente, quanto dichiarato da Nino Salerno, esponente di spicco di Sicindustria, nell’intervista rilasciata a Giovanni Pepi e pubblicata sul nostro blog www.italiavivasicilia.it, induce a un elevato livello di preoccupazione.
Sentire che l’agroalimentare tiene a fatica (con l’eccezione dell’ortofrutta di Catania in confortante crescita), ma soprattutto che crollano ICT (-25,9%) e farmaceutico (-25,3%) costituisce un forte campanello d’allarme, che dovrebbe essere ascoltato da chi si occupa della gestione dell’economia siciliana.
Fino ad oggi, il governo regionale ha continuato a cullarsi sulla crescita del PIL (“la più alta d’Italia!” gongola il presidente Schifani), dimenticando che è essenzialmente dovuta all’onda lunga del superbonus sull’edilizia ed agli investimenti del PNRR, certamente rilevanti rispetto al modesto PIL siciliano (circa 90 miliardi di euro nel 2024).
Entrambi questi fattori sono destinati a scomparire nei prossimi anni. Si dirà: ma il turismo è in grande crescita! Vero, ma, purtroppo, il contributo diretto del turismo al PIL è limitato, a livello nazionale ha un peso che si attesta stabilmente intorno al 6%.
E questo perché le condizioni lavorative nel turismo sono quasi sempre precarie, con contratti part-time ed in larga misura a tempo determinato. I dati dell’ISTAT e dell’INPS dimostrano che la retribuzione annua lorda media si aggira intorno ai 16 mila euro, con una diminuzione dei salari reali di oltre il 10% tra il 2020 e il 2024.
Nessuno, naturalmente, vuole sminuire il valore e l’importanza del turismo per la Sicilia, anzi! La valorizzazione del nostro patrimonio naturalistico, culturale, artistico, storico deve essere al centro di qualunque forza politica che intenda proporre un’alternativa di governo.
Ma non da sola! Non pensando che possa, da sola, garantire prosperità e ricchezza ad un territorio.
Per accelerare davvero la crescita economica, occorre rafforzare anche altri settori strategici, in particolare la manifattura ad alta tecnologia e il comparto ICT.
Per questo leggere i dati di Nino Salerno deve preoccupare chi ha a cuore il futuro della Sicilia. Per questo, chi tiene i cordoni della borsa e può decidere come indirizzare gli incentivi ed i finanziamenti agevolati alle imprese, dovrebbe fare scelte oculate, volte realmente alla selezione dei progetti migliori, con maggior contenuto di innovazione e sviluppo, ed alla loro effettiva ed efficace attuazione.
Anche qui: osservare che a fine giugno 2025 la programmazione dei Fondi FESR 2021-2027 per il sostegno alle imprese è ancora praticamente al punto di partenza è desolante e molto preoccupante! Quale percentuale di questi fondi è stata già impegnata?
E allora, basta con le mistificazioni e con le letture di comodo dei dati. La Sicilia ha bisogno di una scossa in tutti i campi, dalla Sanità all’Economia. Ha bisogno di politiche serie, che mettano al centro l’Innovazione, le Imprese ed il Lavoro. Ha bisogno di un governo che pianifichi, che governi. Oggi vediamo solo un disperato tentativo di galleggiare…
Ingegnere, professore universitario, già rettore dell'Università di Palermo, nonno. E' stato candidato alla carica di governatore della Regione siciliana nel 2017 con la coalizione di centrosinistra.