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ESPORTAZIONI SICILIANE: IL MERCATO USA NON E’ PIU’ AFFIDABILE

Gli Stati Uniti e l’Unione Europea hanno finalmente trovato un accordo di massima sui dazi commerciali voluti unilateralmente da Trump. Se non ci saranno ulteriori cambiamenti, le importazioni dall’Unione Europea saranno soggette a tariffe del 15%. 

Ovviamente ciò avrà un impatto sull’economia siciliana per lo meno per quanto riguarda le esportazioni negli Stat Uniti.

Poche settimane fa, la SVIMEZ ha stimato che dazi USA al 20% (non al 15%) comporterebbero una riduzione del 13,5% dell’export siciliano verso gli Stati Uniti. L’impatto riguarderebbe soprattutto due comparti fondamentali, ossia l’agroalimentare (-17,9%) e l’elettronica (-10,5%).  La Sicilia, al momento, contribuisce con l’11% dei prodotti elettronici italiani esportati negli USA. Inoltre la grande maggioranza dell’export hi-tech del Mezzogiorno verso gli Stati Uniti (il 77%) è siciliano (link: https://www.tp24.it/2025/07/30/economia/dazi-usa-l-effetto-in-sicilia-e-pesante-a-rischio-70-milioni/221629) . 

Con dazi al 15% anziché al 20%, l’impatto negativo sull’export siciliano – e sull’economia siciliana nel complesso – sarà minore ma comunque sostanziale. Tuttavia è presto produrre stime per diversi motivi, non ultima l’estrema volubilità e instabilità dell’amministrazione-Trump in quanto a politica commerciale, politica estera, politica interna e praticamente tutti gli ambiti di azione di governo e amministrazione.

Il dato di fondo è che gli Stati Uniti amministrati da Trump sono diventati un partner commerciale inaffidabile. Gli operatori economici siciliani dovranno dunque fare i conti con questa realtà, per lo meno fino al 2028 e probabilmente anche dopo. 

Va sottolineato che l’esportazione, soprattutto oltreoceano, necessita di sostanziosi investimenti in risorse umane e in creazione di complesse catene di distribuzione prima di arrivare a risultati concreti. L’aumento delle esportazioni siciliane verso gli Stati Uniti è stato il risultato di grande impegno e costi di investimento non indifferenti. Questi sforzi sono adesso resi meno vantaggiosi e, per alcuni prodotti, sono diventati vani e difficilmente recuperabili.

In definitiva, l’unica certezza che c’è al momento è proprio l’incertezza che scaturisce dalla inaffidabilità del mercato USA. Solo partendo da questo dato è possibile imbastire azioni che possano beneficiare all’economia siciliana, siano esse azioni dei privati che dal punto di vista del sostegno pubblico allo sviluppo economico.

In generale è dunque evidente che la prima cosa da fare per le imprese è l’individuazione di mercati alternativi affidabili, possibilmente simili in quanto a tipo di domanda a quello degli Stati Uniti. Ad esempio il Canada non può produrre alcuni dei prodotti agroalimentari esportati dalla Sicilia, come vino e olio d’oliva e mostra comunque una domanda importante e un quadro commerciale notevolmente più stabile e anzi in via di maggiore apertura proprio a causa del progressivo isolamento degli Stati Uniti.

Dal punto di vista della politica pubblica sarebbero dunque auspicabili azioni che sostengano le imprese siciliane nella costruzione di catene di distribuzione ed esportazione in mercati alternativi agli Stati Uniti. Ad esempio nell’ambito della ricerca su mercati esteri alternativi e nel relativo marketing. 

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 Master in Public Policy and Planning alla facoltà d’economia della Northeastern University di Boston, USA (1993), Gabriele Bonafede è dottore di ricerca in Pianificazione Territoriale (1994). Nel 1996 si è specializzato in Regional Studies in Developing Countries al MIT di Cambridge (USA). Dal 1992 lavora quale economista nell’ambito della cooperazione internazionale, principalmente per progetti e programmi di sviluppo finanziati da UE, GIZ, ADB, EBRD, EEA, SDC e altri donors internazionali.

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