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LA LEGGE SULL’INSULARITA’. UNA LEGGE SENZA RISORSE DEDICATE, COME SEMPRE

Nei prossimi giorni è iniziato l’iter parlamentare per l’approvazione della proposta di legge 2173 – Disposizioni per la rimozione degli svantaggi derivanti dall’insularità che mira a definire un quadro organico per la compensazione degli svantaggi strutturali derivanti dalla condizione insulare, con particolare attenzione alle isole minori italiane. La proposta di legge è particolarmente importante per la Sicilia perché, nel termine insularità comprende le isole sia le isole minori che le due maggiori.

Il testo fa ampio riferimento a concetti “etici” di equità sociale ed economica, di godimento di diritti civili e sociali, di valorizzazione del territorio, pienamente coerenti principalmente con i principi costituzionali con attenzione ai temi di sviluppo sostenibile, continuità territoriale, servizi essenziali, in sintonia con le sfide che l’ONU ha inteso affrontare nell’ambito di Agenda 2023.

Pur riconoscendo l’intento strategico positivo del provvedimento, l’analisi condotta evidenzia alcune criticità strutturali che potrebbero comprometterne l’efficacia attuativa.

  • Alcuni riferimenti sono molto generici o sovrapposti ad altri strumenti esistenti (es. ZES), con rischio di dispersione delle risorse e confusione istituzionale;
  • Il Fondo nazionale per il contrasto degli svantaggi derivanti dall’insularità dispone, per l’anno 2025, di soli 4 milioni di euro e tuttavia la determinazione dell’importo non emerge da alcuna analisi specifica dei fabbisogni, né tanto meno dall’individuazione delle priorità degli interventi;
  • Le aree di intervento (mobilità, sanità, scuola, energia, digitalizzazione, turismo, ecc.) sono molto generiche e quindi con una vastità di interventi necessari davvero ampia, con necessità di allocazione di risorse ben più ampie di quanto previsto. La discrepanza tra obiettivi ambiziosi e risorse reali rischia di compromettere l’efficacia dell’intero impianto normativo. 
  • In vista delle disposizioni annuali, sarebbe quindi necessario focalizzare lo strumento. Stabilire un’area, ad esempio mobilità, associare alcuni indicatori che facessero emergere le criticità e ordinare le priorità così da individuare una road map degli investimenti. Il testo proposto non ne parla completamente.

Nella generalità del provvedimento, in sede di presentazione di alcuni emendamenti, ci siamo permessi di formulare alcune proposte. In particolare, abbiamo chiesto di impegnare il Governo ad:

  1. attivare il Ministero dei Trasporti ad intervenire centralmente sulla continuità territoriale per quanto riguarda il trasporto aereo civile, esautorando le regioni, ed introducendo regole e procedure per calmierare il costo dei biglietti aerei a valere su tutti gli aeroporti delle isole maggiori, di Lampedusa e Pantelleria; 
  2. ripristinare per le isole il sistema delle ZES regionali, individuando in ciascuna di esse più zone idonee allo sviluppo industriale sulle quali attivare sistemi di defiscalizzazione per favorirne la crescita.
  3. ripristinare per le isole il sistema di decontribuzione SUD.

Una continuità territoriale con mezzo aereo e marittimo gestita centralmente dal MIT potrebbe garantire infatti non solo una omogeneità nella predisposizione dei bandi di gara ma, soprattutto una maggiore appetibilità delle rotte da parte delle compagnie di trasporto. Sarebbe un passo avanti enorme.

Quanto alle isole minori, esse soffrono di carenze infrastrutturali che, talvolta, mettono in crisi la sopravvivenza quotidiana. Possibili interventi dovrebbero riguardare la gestione delle emergenze in condizioni meteo-marine avverse che determinano spesso il totale isolamento anche per lunghi periodi di questi territori. Interventi di potenziamento degli approdi portuali, la realizzazione di elisuperfici per il decollo di droni a lungo raggio (tristemente noti da un po’ di tempo per il loro carico di morte) per far giungere alimenti e farmaci di prima necessità, rappresentano priorità non delegabili ad iniziative delle imprese locali ma rappresentano la risposta tecnica, e non solo etica, alle esigenze della popolazione.

Giuseppe Salvo
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Docente di Ingegneria dei Trasporti presso l'Università di Palermo, con oltre 25 anni di esperienza nella ricerca e nell'insegnamento nei settori della mobilità sostenibile e della pianificazione dei trasporti. Ha collaborato a numerosi progetti di ricerca nazionali ed internazionali sul miglioramento dei sistemi di trasporto pubblico. Il suo interesse principale riguarda l'analisi e la progettazione di soluzioni innovative per la mobilità sostenibile nel trasporto passeggeri e merci.

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