I giorni 8 e 9 giugno siamo chiamati a votare per i referendum.
In questi giorni, il dibattito si sta concentrando più sulla partecipazione al voto, anche per gli inopportuni appelli alla diserzione, a maggior ragione se vengono dalla seconda carica dello Stato. Fermo restando che non partecipare al voto è legittimo, è importante non rinunciare a questo diritto, soprattutto in tempi di montante disaffezione alla politica.
Quattro dei quesiti riguardano il mondo del lavoro, uno il diritto di cittadinanza.
Dei quesiti sul lavoro, due (quelli riportati sulla scheda grigia e su quella verde) sono strettamente legati al Jobs Act, la normativa introdotta durante il Governo Renzi e puntano ad abrogare le misure simbolo di questo provvedimento.
Su questi aspetti desidero esprimere un paio di considerazioni.
In primo luogo, considero del tutto inopportuno un referendum dichiaratamente rivolto contro il Governo Renzi (e non contro l’attuale Governo di destra presieduto da Giorgia Meloni) in un momento storico in cui Italia Viva è convintamente impegnata nella faticosa costruzione di un’alternativa di governo di centro-sinistra.
Insistere su elementi di divisione, riaprire un fronte antico di aspra contrapposizione è profondamente sbagliato. Per battere la Meloni bisogna costruire ponti, non alzare muri.
In secondo luogo, il Jobs Act e gli altri strumenti introdotti durante il Governo Renzi – dalla NASpI alle misure contro le dimissioni in bianco, per non parlare di Industria 4.0 – hanno creato sviluppo, nuovi posti di lavoro ed insieme tutele crescenti. Hanno introdotto maggiore flessibilità, ma anche protezione sociale. Hanno favorito una stagione di crescita delle imprese e dell’economia, attraverso l’innovazione, la ricerca, l’aumento della produttività.
Quel processo è stato interrotto da governi populisti e conservatori: proporre oggi un referendum animato da furore ideologico e con lo sguardo rivolto al passato non ha alcun senso. Non aiuta il futuro del nostro Paese.
Italia Viva difende i presupposti, lo spirito fondatore e le misure attuative del Jobs Act. Pertanto, unica tra le forze politiche, esprime una posizione esplicitamente contraria all’abrogazione delle misure del Jobs Act.
VOTEREMO NO SULLE SCHEDE GRIGIA E VERDE.
Quanto agli altri tre quesiti referendari, Italia Viva lascia libertà di voto sulle schede 2 e 4, anch’esse attinenti al mondo del lavoro, mentre voterà SI’ al referendum sul diritto di cittadinanza: ridurre da dieci a cinque anni il tempo necessario per chiedere il riconoscimento della cittadinanza per migranti legali è un primo passo verso una nuova disciplina che affronti il tema della migrazione in modo serio e non urlato ed ideologico.
Su questi temi stiamo articolando una serie di incontri nelle diverse province siciliane. Abbiamo iniziato sabato 17 maggio, di mattina a Palermo e nel pomeriggio ad Agrigento, con i nostri deputati siciliani, Davide Faraone e Dafne Musolino e l’esponente nazionale di Italia Viva, Teresa Bellanova. Nuovi incontri si svolgeranno nelle prossime settimane, che saranno prontamente comunicati.
Ingegnere, professore universitario, già rettore dell'Università di Palermo, nonno. E' stato candidato alla carica di governatore della Regione siciliana nel 2017 con la coalizione di centrosinistra.
Ammiro la tua opportuna e signorile esortazione verso i vari compagni di strada del centro sinistra a costruire ponti, e non muri, per poter battere il governo Meloni e le destre. Tuttavia proprio questi referendum sul jobs act rivelano il populismo di sinistra espresso dal PD di Schlein – è una caratteristica pure del M5S ma non è mai stato il mio partito e su di esso mi astengo-, il cui scopo è distruggere l’esperienza riformista del governo Renzi (anche se è grazie a lui che fu eletta deputato europeo). Mi chiedo come fanno a guardarsi allo specchio ogni mattina deputati e ministri che furono protagonisti con ruoli importanti della stagione di riforme del governo Renzi, e che ora non sono in grado di replicare ai diktat di Schlein e Landini. È anche grazie a questi silenzi e complicità che si è affermata la destra.
Gratitudine e riconoscenza non sono del nostro mondo politico, come dimostrano i tradimenti di Calenda, Bonetti, Marattin, ecc. Nei riguardi di Renzi.