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PAPA LEONE, GUARDA NOI PRETI “ORDINARI” CHE AGIAMO DOVE IL VANGELO FIORISCE

Caro Papa Leone, 
con animo filiale e devoto mi rivolgo a Lei, presentandomi semplicemente come un umile presbitero, quotidianamente impegnato nel servizio pastorale in una parrocchia tra la gente comune. 

Ho ascoltato con attenzione il suo appello, in questi giorni, all’unità della Chiesa, alla condivisione nel portare il fardello del ministero che Le è stato affidato, alla comunione essenza di quell’accorata preghiera rivolta a Dio dal Signore prima di essere consegnato nelle mani degli uomini.

Per questo Le scrivo con il cuore colmo di speranza, senza alcuna pretesa di recriminazione, ma certo che il nuovo tempo che il Signore apre con il Suo pontificato possa essere anche un tempo di rinnovata attenzione verso noi sacerdoti, spesso dimenticati nella nostra silenziosa fatica quotidiana. 

Siamo quei preti dell’ordinario che, lontani da onori e incarichi di rilievo, condividono le gioie e le fatiche del popolo di Dio: accanto agli ammalati, nelle corsie degli ospedali e nelle case, con i giovani, nelle aule di catechismo, tra le famiglie che lottano per vivere dignitosamente, e nei confessionali dove si raccoglie il peso delle coscienze ferite. 

In questi anni, molti di noi si sono sentiti trascurati, soli, sbagliati come se il nostro semplice ministero fosse invisibile agli occhi della Chiesa istituzionale e come se per “contare” qualcosa dovevamo far parte di quelle periferie estreme più volte evocate. Eppure, è proprio in queste pieghe nascoste della vita quotidiana che il Vangelo continua a fiorire, spesso tra lacrime e sacrifici che solo Dio conosce. 

Siamo stati spesso, più che accarezzati, fustigati, più che abbracciati, lasciati in pasto come pecore in mezzo ai lupi a scontare la colpa e la fragilità di alcuni di noi che hanno smarrito il senso della vita e della loro vocazione. 

Santità, mentre tutti fanno ressa a consegnarle attese e speranze, mi unisco alla folla e Le chiedo con umiltà di posare uno sguardo paterno su questi Suoi figli, di sostenere il ministero di chi, senza clamore, tiene accesa ogni giorno la piccola luce del Vangelo nelle parrocchie più dimenticate. 

La Sua parola e la Sua vicinanza sarebbero per noi conforto e nuova forza, perché possiamo continuare a servire con gioia e senza scoraggiarci, certi di non essere soli nel cammino. Affido a Maria, Madre della Chiesa e del Buon Consiglio, questo umile appello, e con fede chiedo la Sua benedizione apostolica. 

Don Giuseppe Amato
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Classe 1980, entra in Seminario nel 1994. Conseguita la maturità classica, frequenta la Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia “S. Giovanni Evangelista” a Palermo dove ottiene il Baccalaureato in S. Teologia. Dal 2006 al 2009 studia Mariologia presso la Pontificia Facoltà Teologica “Marianum” a Roma. Ordinato sacerdote il 5 maggio 2007. In atto, Responsabile Diocesano del Servizio di Pastorale Sociale del Lavoro, Parroco delle Parrocchie S. Nicolò e San Cataldo (Gangi), Rettore del Santuario dello Spirito Santo (Gang), Vice Direttore regionale dell'Ufficio di Pastorale Sociale e del lavoro della Conferenza Episcopale Siciliana.

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