Avevo visitato la diga Trinità quest’estate a Castelvetrano.
Dal 2022 la diga è stata gestita «in esercizio limitato»: per motivi di sicurezza, infatti, la quota autorizzata d’accumulo è stata fissata a 62 metri sul livello del mare, con l’obbligo di tenere aperte le paratoie di superficie e scaricare l’acqua in mare qualora quel livello fosse stato superato. In questi giorni di copiose piogge la diga avrebbe dovuto riempirsi e svolgere pienamente la sua funzione di bacino idrico da utilizzare in caso di forte siccità. Invece, come ho mostrato con le immagini pubblicate sui miei social, l’acqua è stata scaricata in mare.
Ma c’è di peggio, purtroppo. Il Ministero delle Infrastrutture ha inviato in questi giorni una lettera alla Regione siciliana, in cui, per le «gravi criticità e carenze manutentive rilevate nell’ambito dell’attività di vigilanza del gestore», chiede di fatto la chiusura della diga Trinità. Nella lettera è scritto che la diga presenta «gravi carenze di sicurezza in condizioni statiche, sismiche e di piena della diga», ma anche «gravi carenze di manutenzione e sicurezza con possibilità raggiungimento di stati limite ultimi anche in assenza di sisma».
Condizioni gravissime, per cui il Ministero delle infrastrutture ha disposto la messa fuori esercizio dell’invaso mediante la progressione riduzione dei livelli idrici.
Andando più a fondo, si scopre che già partire dall’aprile 2024 il Ministero aveva avviato il procedimento per l’ulteriore limitazione nell’accumulo o la messa fuori esercizio dell’invaso, dando alla Regione, nella qualità di gestore, la possibilità di far pervenire entro 20 giorni le proprie osservazioni in merito a eventuali elementi di valutazione aggiuntivi. Inutile dire che dalla Regione sono arrivati soltanto silenzi.
Anche in quest’ultima nota il Ministero ha lasciato un piccolo spiraglio: «il presente provvedimento potrà essere riesaminato a seguito della progettazione ed esecuzione di interventi di incremento della sicurezza della diga». In altri termini, il governo Schifani ha ancora un’ultima chance: ma se non sarà in grado di rispondere positivamente neanche a questa richiesta la diga verrà fatta svuotare del tutto e verrà chiusa definitivamente con gravissimi danni per una zona a grossissima vocazione agricola.
Già l’anno passato, con poca acqua, vigneti e uliveti hanno sofferto particolarmente, con un crollo della produzione che ha messo in ginocchio le aziende agricole. Meglio non immaginare cosa potrebbe accadere qualora la diga dovesse essere chiusa del tutto.
Spero che Renato Schifani esca dal torpore e finalmente si occupi di rispondere positivamente ai rilievi posti dal ministero guidato dal suo amico Matteo Salvini. Anche se, visti i precedenti ed i protagonisti, devo dire che non nutro grandi speranze.
Presidente Fondazione Italiana Autismo (FIA). Presidente del gruppo Italia Viva - Il Centro - Renew Europe alla Camera dei Deputati.
La notizia mi colpisce particolarmente perchè tocca il mio territorio (la diga è in territorio di Castelvetrano, ma il lago e comunque, il bacino agricolo di utenza si estende in agro di Mazara del Vallo). Vorrei sottolineare 2 aspetti. il primo, è che i 5 stelle si sono scatenati sulla vicenda, soprattutto l’onorevole Ciminnisi, dimentichi del fatto che hanno avuto pure loro un ministro alle infrastrutture e pure all’ambiente, quel Costa che, in zona, si distinse per prendersi ben 3 anni per rilasciare una VIA per il ripristino della ferrovia Palermo-Trapani via MIlo, interrotta da una frana. Ripristino, non costruzione di sana pianta. Che poi mi chiedo perchè si preveda una VIA per riparare una linea ferroviaria, tra l’altro importante perchè collega le 2 principali città della Sicilia occidentale. Il M5s avversa notoriamente per principio qualunque infrastruttura, dalla variante di ronda a Genova (che, se realizzata per tempo, avrebbe forse evitato la tragedia del Morandi) alla TAV. L’onorevole Ciminnisi, in particolare, oggi lamenta ritardi sulla diga trinità, ma ha appena finito di urlare contro i 2 termovalorizzatori da realizzare in Sicilia per poter chiudere anche da noi – finalmente – il ciclo dei rifiuti, come prevede la legge vigente, mentre lei invoca, prendendo fischi per fiaschi, una direttiva europea finalizzata sì alla moratoria di questi impianti, ma da applicare in Nord Europa, che ne ha troppi. Noi invece non ne abbiamo manco uno, in che modo si potrebbe applicare un a moratoria? In realtà i termovalorizzatori sono oggi indispensabili in funzione di quella economia circolare di cui si riempiono la bocca a mò di slogan senza comprenderla. Ma la Ciminnisi si è distinta pure – non scherzo – nella pretesa di riconvertire mezzo porto di Mazara del Vallo in zoo per avifauna. Con quale credibilità si presenta oggi come paladina di una infrastruttura da realizzare ex novo con profusione di cemento armato? Perchè è questo che dice – ed il secondo aspetto da sottolineare, il Ministero delle Infrastrutture, oggi oggetto di pesanti attacchi da parte dell’utenza interessata ma che in realtà, come dice giustamente Davide, indica chiaramente, una via di uscita, ossia l’esigenza di realizzare una nuova diga. Magari anteposta all’attuale sbarramento in terra battuta, che potrebbe fungere da paratia provvisoria nelle more del completamento dei lavori, a cura della Regione. Che farebbe bene a darsi una mossa. Da un punto di vista finanziario, qualunque sia la cifra necessaria rappresenta un investimento pagante, data la situazione idrica della regione. Da un punto di vista tecnologico non sono un ingegnere, ma non siamo di certo nella Valle del Vajont..