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IL RISIKO DELLE BANCHE. I GIGANTI GIOCANO, IL GOVERNO TRAMA.

In un tempo in cui la storia sembra accelerare, tra conflitti devastanti e la scomparsa di figure simboliche come il Papa, si riaffaccia con prepotenza un vecchio protagonista: il denaro. Sotto la sua ombra si muovono eventi che, pur mascherati da normali dinamiche di mercato, raccontano una realtà fatta di giochi di potere, scalate ostili e ambizioni senza volto. E mentre si cita con leggerezza il “panta rei”, tutto scorre tranne la sete di controllo che il dio denaro continua a ispirare.

La Chiesa stessa, che pure lo ha definito “lo sterco del diavolo”, non è rimasta immune. I misteri dello IOR e scandali passati hanno mostrato quanto anche le istituzioni più sacre possano essere lambite da questa logica pervasiva.

Ma oggi, più che mai, la domanda è semplice: di chi è il denaro?

Chiunque abbia studiato un minimo il funzionamento del sistema bancario sa che non sono gli investitori a rendere solide le banche, bensì i risparmiatori. È la loro fiducia, talvolta data con leggerezza, a costituire la linfa delle istituzioni finanziarie. E se questa fiducia vacilla, nessuna banca — nemmeno la più grande — può resistere.

Da qui nasce la necessità di regole stringenti, ma anche la tentazione, per i grandi manager, di inseguire il mantra della crescita ad ogni costo. Nascono così operazioni studiate a tavolino, offerte pubbliche, scalate — ostili o meno — che ridisegnano gli equilibri senza che i cittadini comuni abbiano reale consapevolezza di ciò che accade.

Intesa Sanpaolo: il gigante silenzioso

La più grande banca italiana non è rimasta del tutto ferma, ma negli ultimi anni ha preferito osservare. Dopo l’acquisizione di UBI Banca nel 2020 — formalizzata tra il 2021 e il 2022 — ha lasciato ad altri il ruolo di protagonisti. Eppure quell’operazione, nata con un’offerta pubblica di scambio e poi trasformata in una  OPAS (offerta pubblica di acquisto e scambio), rappresenta un paradigma: ostilità iniziale, concessioni (conguaglio in contanti), approvazione dell’AGCM e infine acquisizione con oltre il 90% del capitale. Tutto in nome della stabilità e senza interferenze governative, come sottolineò allora il CEO Carlo Messina.

Mediobanca, MPS e Unicredit: la danza delle scalate

Oggi la scena è dominata da Mediobanca, Monte dei Paschi e Unicredit. La prima, storicamente legata a Generali, ha respinto negli anni i tentativi d’influenza della galassia Del Vecchio-Caltagirone. Ma il 2025 ha portato una sorpresa: MPS, con nuovi soci di peso (Delfin e Caltagirone), ha lanciato un’OPS su Mediobanca, che ha subito bollato l’operazione come ostile. Senza conguagli in denaro, con un aumento di capitale appena approvato da parte di MPS, e con scenari ancora tutti da scrivere.

Mediobanca ha risposto come sa fare: con un’offerta da 6,3 miliardi per Banca Generali, strategia che potrebbe ribaltare gli equilibri e complicare l’attacco subìto.

MPS, dal canto suo, resta un caso simbolo. Dopo il disastroso acquisto di Antonveneta nel 2008 e aumenti di capitale da 26 miliardi complessivi, ora cerca un rilancio tra fusioni e nuovi assetti. L’ombra lunga del passato però non è facile da cancellare.

Unicredit, infine, recita la parte del terzo incomodo. Dopo una trattativa fallita con il MEF su MPS nel 2021 e l’interesse per Banco BPM di cui si parlava già nel 2023, ha annunciato la sua offerta pubblica di scambio su BPM nell’aprile di questo 2025 , incassando però una fredda accoglienza e il disappunto — nemmeno troppo velato — del Governo.

Il vero protagonista: il potere politico

Ed è proprio qui che entra in scena il convitato di pietra: il Governo. O meglio, quella parte di governo che, senza fornire dati concreti, si arroga il diritto di indicare chi è più “degno” di gestire il risparmio degli italiani. Interventi, retroscena, simpatie, strategie sotterranee: tutto si muove nel sottobosco del potere, spesso senza trasparenza né visione.

Il dio denaro osserva, silenzioso e famelico. I giochi continuano, le maschere cambiano, ma la sostanza resta. In Italia, oggi come ieri, molta confusione sotto il cielo. E nessuna certezza sulla terra.

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