Nessuno mi può giudicare…a meno che i giudici me li scelgo io!
Questo, in poche parole, il modo di pensare del presidente della Regione, Renato Schifani. Da qualche settimana il nostro governatore ha ingaggiato una battaglia senza esclusione di colpi con la Corte dei Conti, rea di aver avviato alcune indagini relative al suo operato.
Prima i magistrati contabili hanno contestato alla Regione ritardi e sprechi in merito alla realizzazione di nuovi reparti di terapia intensiva e pronto soccorso. Adesso, la sezione di Controllo ha iniziato un’indagine sulla gestione dell’emergenza idrica, con particolare riferimento alle cause che l’hanno scatenata.
Goccia che ha fatto traboccare il vaso (visto l’argomento è il caso di dirlo…), hanno effettuato un sopralluogo sulla diga Trinità, di cui già ci siamo occupati in precedenza: si tratta della diga (e l’invaso) da cui per mancanza di collaudo e di manutenzione, sono stati sversati in mare milioni e milioni di metri cubi di preziosissima acqua per eccesso di riempimento.
Apriti cielo: permaloso com’è, abilissimo a scaricare su dirigenti e funzionari ogni eventuale responsabilità, Schifani ha subito sollevato questioni di “irritualità”, di eccesso nelle forme di controllo, di violazioni del principio di leale collaborazione.
Sullo sfondo, la madre di tutte le battaglie: qualche settimana fa, il governatore ha fatto approvare in giunta una delibera con cui ha affidato ad un professore di Diritto Costituzionale dell’Università Roma3 l’incarico di emettere un parere sulla applicazione dell’art.23 comma 3 dello Statuto regionale (finora rimasto lettera morta): articolo che prevede il gradimento (sotto forma di condivisione) del presidente della Regione sulle nomine dei magistrati contabili.
Insomma, vuole partecipare (ed influenzare) la scelta dei magistrati che possono controllare l’operato suo e del governo che presiede.
Siamo veramente arrivati al limite: Schifani ha aperto un suo personalissimo fronte nella più generale guerra tra il Governo nazionale e la Magistratura e lo persegue dichiarando, apertamente, quanto nessun ministro ha finora avuto la forza di ammettere: vuole scegliersi i giudici che lo giudicano!
P.S.: ma il presidente della Regione, per avere il parere richiesto, non doveva rivolgersi all’Avvocatura dello Stato?
Ingegnere, professore universitario, già rettore dell'Università di Palermo, nonno. E' stato candidato alla carica di governatore della Regione siciliana nel 2017 con la coalizione di centrosinistra.
Caro Fabrizio, oltre ogni misura etica e morale.
In questo modo si legittima, illegittimamente, il conflitto di interesse. Pertanto, da ora in poi, chi deve essere sottoposto a qualunque tipo di giudizio, se riveste un ruolo di potere e di comando, può decidere chi dovrà giudicarlo: un amico, un parente, un fidato, etc.
E tutto questo, conoscendo i miei (purtroppo) corregionali, sono certo farà salire i consensi.