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ACCESSO A MEDICINA: IL CONFRONTO CON L’EUROPA CONDANNA LA RIFORMA

Dopo l’approvazione della legge delega del 14 marzo 2025, n.26, il Consiglio dei ministri ha esitato il primo dei decreti legislativi che disciplineranno la selezione per l’accesso al Corso di Laurea Magistrale in Medicina e Chirurgia. Come docente universitario, in passato Presidente del Corso di Laurea in questione, ritengo che il provvedimento presenti criticità insormontabili, non solo nella logica sottostante ma anche nell’applicazione concreta.

Nel seguito proverò ad evidenziare alcune fra le problematiche, collocandole nel contesto europeo, per dimostrare come il modello proposto rischi di aggravare disuguaglianze e inefficienze, anziché risolverle. 

Le Criticità del DL Italiano: Standardizzazione Senza Equità

Il DL introduce un sistema di accesso basato su esami standardizzati nazionali e quote rigide, ispirato superficialmente a modelli internazionali. Tuttavia, almeno tre aspetti lo rendono problematico:  

  • Esami standardizzati “a taglio unico”: la proposta non tiene conto delle profonde disparità tra scuole superiori italiane (licei vs. istituti tecnici; Nord vs. Sud). In Paesi come il Regno Unito, i test sono affiancati da valutazioni qualitative (personal statement, referenze) e correttivi socio-economici (es.: il programma UCAS Contextual Admissions). In Italia, invece, si rischia di penalizzare studenti provenienti da contesti svantaggiati.
  • Quote rigide senza flessibilità: L’introduzione di numeri chiusi nazionali, decisi centralmente, ignora la diversa capacità attrattiva degli atenei e la variabilità della domanda. In Olanda, il numerus fixus è gestito a livello locale, con criteri che includono motivazione dello studente e esperienze extracurriculari. In Francia, sebbene Parcoursup sia stato ampiamente criticato, le Università hanno margine per adattare le selezioni alle specificità territoriali.
  • Mancanza di supporto pre-universitario: Il DL non prevede programmi gratuiti di accompagnamento per gli studenti. In Germania, chi non raggiunge il punteggio minimo all’Abitur può accedere a corsi propedeutici (Studienkolleg), finanziati dallo Stato. In Italia, invece, l’esclusione dal test si traduce spesso nell’abbandono degli studi superiori. 

Il Contesto Europeo: Comparazione fra Modelli

Analizzare i sistemi di accesso europei evidenzia come il DL italiano sia anacronistico e potenzialmente disfunzionale:  

Regno Unito: Il sistema UCAS combina risultati accademici (A-levels) con una valutazione olistica (personal statement, esperienze lavorative). Le università di elite come Oxford e Cambridge utilizzano anche colloqui e test specifici, ma con meccanismi di contextual data per ridurre i bias socio-economici.  

Germania: L’accesso è regolato dall’Abitur, ma esistono percorsi alternativi (es.: Berufserfahrung per gli adulti) e i già citati Studienkolleg. Inoltre, per corsi sovraffollati come Medicina, si utilizza un algoritmo che considera voti, attesa e criteri regionali. 

Svezia: L’ammissione si basa sul merito accademico (voti della scuola superiore), ma è possibile migliorare il proprio punteggio accumulando esperienze lavorative o corsi aggiuntivi, in un’ottica di lifelong learning.  

– Italia vs. Europa: Mentre altrove si bilanciano standardizzazione e flessibilità, il DL italiano punta su un meccanismo rigido, centralizzato e punitivo, senza investire in politiche compensative. Non si tiene in alcun conto il differente livello formativo e le differenti attitudini verso la valutazione dei risultati raggiunti che le realtà scolastiche esprimono nelle varie aree del nostro Paese.

Conseguenze Attese: Rischi per l’Equità e la Qualità

Se applicato così com’è, il DL produrrà:  

Aumento dell’abbandono precoce: gli studenti respinti potrebbero rinunciare all’università. In Spagna, dove i test di accesso (Selectividad) sono molto selettivi, il tasso di abbandono è del 18%, contro una media UE del 14%.  

Polarizzazione geografica: Atenei del Nord, già privilegiati, attirerebbero gli studenti meglio preparati, mentre quelli del Sud vedrebbero ridursi ulteriormente le iscrizioni.  

Sovraccarico burocratico: Le università, già sottofinanziate, dovrebbero gestire il semestre iniziale senza risorse aggiuntive, con il rischio di errori e contenziosi.  I tempi di effettivi di immatricolazione ai corsi di Laurea rischierebbero di prolungarsi all’infinito.

I Punti di Criticità per Formulare un Modello Alternativo

Per rendere più eque e giustamente selettive le modalità di accesso al corso di Laurea in Medicina e Chirurgia, servirebbero:  

1. Esami contestualizzati: Introduzione di correttivi socio-economici nei punteggi (es.: bonus per studenti di scuole con basso indice ISEE).  

2. Percorsi alternativi: Corsi propedeutici estivi finanziati dal MIUR, sul modello tedesco.  

3. Autonomia degli atenei: Quote definite localmente, con criteri che includano motivazione e progetti individuali.  

4. Investimenti nelle scuole superiori: Potenziamento dell’orientamento e delle competenze trasversali (logica, problem solving) già nei licei.  

Conclusioni

Il DL rappresenta un passo indietro rispetto alle migliori pratiche europee. Per non trasformare l’Università in un privilegio per pochi, è urgente ripensare il modello, sposando una visione che coniughi merito ed equità. L’Europa offre esempi concreti: sta a noi avere la volontà di importarli, adattandoli alla complessità italiana e programmando l’effettivo fabbisogno di nuovi laureati con sufficiente anticipo e in base alle effettive disponibilità didattiche degli Atenei.  

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Già professore ordinario di Gastroenterologia dell’Università di Palermo e Direttore dell’UOC di Gastroenterologia del’AOUP “P. Giaccone”

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