Negli ultimi giorni il dibattito sulla rete delle cardiochirurgie siciliane si è ulteriormente intensificato, dopo che la stampa ha riportato numeri discordanti tra i dati ufficiali regionali e quelli forniti dalle strutture di Taormina e Palermo. In una materia così delicata — che riguarda la cura dei bambini con patologie cardiache — la chiarezza sui numeri non è un dettaglio tecnico: è una condizione di fiducia e di responsabilità pubblica.
Secondo ka Regione siciliana, Taormina avrebbe eseguito 65 interventi cardiochirurgici nei primi sei mesi del 2025, con una complessità media (misurata dal DRG) pari a 3,9; il Civico di Palermo avrebbe eseguito 35 interventi, con una complessità media di 5,5. Ma gli uffici amministrativi del Civico dichiarano un quadro diverso: 43 interventi reali, con una complessità media (peso DRG) di 2,6. Dall’altro lato, anche Taormina contesta i dati regionali, sostenendo — sulla base delle proprie cartelle cliniche e dei flussi interni — di aver eseguito 114 interventi, con un indice di complessità compreso tra 4 e 5.
Differenze di questa portata (65 vs 114; 35 vs 43; pesi medi da 2,6 a 5,5) non possono essere liquidate come semplici errori di trasmissione: modificano radicalmente il quadro interpretativo e la percezione dell’efficienza e della qualità delle due strutture.
Il Decreto Balduzzi (D.M. 70/2015) fissa standard minimi per le unità operative complesse e specialistiche, introducendo anche soglie minime di attività per garantire sicurezza e qualità. Tuttavia, il decreto non obbliga a una rigida struttura gerarchica di tipo “hub and spoke”, né prevede che un centro debba necessariamente essere subordinato a un altro sulla sola base dei numeri. Stabilisce principi di razionalizzazione, ma lascia alle Regioni la libertà di adattarli alle realtà territoriali e alla storia delle strutture esistenti. In altre parole, non è un automatismo normativo: la scelta di accorpare, declassare o ridefinire un centro deve fondarsi su dati certificati, non su proiezioni statistiche o interpretazioni parziali.
Prima di ratificare decisioni che modificano radicalmente l’assetto della cardiochirurgia pediatrica in Sicilia, è indispensabile disporre di dati verificati e certificati, basati sulle cartelle cliniche reali. Solo così sarà possibile decidere con serenità quale configurazione — hub & spoke, rete paritetica o modello misto — garantisca davvero la migliore qualità e la maggiore equità per i bambini siciliani con problemi cardiochirurgici.
La sanità non è una competizione tra numeri che servano ai manager a raggiungere obiettivi prefissati o fra Aziende ospedaliere in mano a politici e a cosche in opposizione: è un patto di fiducia tra cittadini, professionisti e istituzioni. Prima di ridisegnare le mappe della rete ospedaliera, occorre assicurarsi con la massima urgenza e accuratezza che i dati da cui tutto dipende siano veri, completi e verificabili.
Già professore ordinario di Gastroenterologia dell’Università di Palermo e Direttore dell’UOC di Gastroenterologia del’AOUP “P. Giaccone”



